I piani di sviluppo degli impianti nelle gare d’ATEM del servizio di distribuzione del gas naturale: una sfida ingegneristica cruciale

di Francesco Donà

Il disciplinare tipo per le gare d’ambito territoriale minimo (ATEM) del servizio di distribuzione del gas naturale, predisposto dal Ministero dello Sviluppo Economico con allegato 3 al Regolamento n. 226/2011, dà ampia preminenza di valutazione al piano di sviluppo degli impianti (45 punti su 100): dunque, è prevedibile che sulla qualità di tale componente dell’offerta si concentri la competizione tra i concorrenti.

A questo proposito, il punto C del disciplinare richiede che ogni concorrente rediga un progetto riguardante gli interventi di sviluppo e di ottimizzazione delle reti e degli impianti per l’adeguamento, ammodernamento e potenziamento degli impianti di distribuzione attuali, ai fini dell’affidabilità e della continuità del servizio, oltre che una loro estensione e potenziamento per far fronte alle nuove utenze acquisibili in funzione dei piani urbanistici dei Comuni. Inoltre, il concorrente può, motivando adeguatamente le proprie scelte, ottimizzare quanto previsto dal documento guida e prevedere anche interventi integrativi, evidenziando i benefici a fronte dei corrispondenti costi.

Tutto ciò si sostanzia in una relazione tecnica contenente il programma dei lavori e corredata di elaborati progettuali illustrativi delle proposte, la cui qualità è valutata dalla commissione di gara in primis in relazione all’analisi dell’assetto della rete e degli impianti e agli interventi di estensione e potenziamento.

L’attenta lettura del disciplinare mostra come il cuore di una efficace redazione del piano degli interventi sia la verifica fluidodinamica dello stato di fatto e di progetto della rete, sia con i consumi attuali, sia con i consumi prevedibili al termine dell’affidamento, estesa alla rete di bassa pressione.

Su queste fondamenta poggiano proposte di estensione e potenziamento supportate da una dimostrata logica di ottimizzazione tecnico-economica, ossia dal criterio principale con cui la commissione di gara stabilisce la bontà dell’offerta.

Pertanto, significativi sforzi di dettaglio degli elaborati progettuali, teoricamente premianti, rischiano di essere vanificati da un’inadeguata analisi fluidodinamica della rete, che costituisce l’elemento critico di tutta l’offerta tecnica.

Tuttavia, l’impostazione di un buon modello dell’assetto di rete si scontra con la povertà dei dati a disposizione del concorrente laddove non sia gestore uscente:

  • planimetrie in formato non editabile, spesso imprecise e lacunose;
  • stati di consistenza secondo la delibera 532/2012 AEEGSI, in cui le informazioni tabellate sono prive di dettagli fondamentali e di relazione con la cartografia;
  • dati sui consumi solo sintetici e aggregati per anno (allegato B al bando di gara).

Dunque, la formulazione dell’offerta richiede un approccio radicalmente diverso da quello adottato dai distributori in relazione agli impianti attualmente in gestione, laddove la ricchezza di informazioni permette di costruire, nell’arco di anni, modelli raffinati ed evoluti. Se la digitalizzazione delle reti può ridursi a un mero problema di disegno, l’imputazione attendibile di consumi stimati sull’intero ATEM con metodi ordinari appare difficile da attuare in tempi ragionevoli, se non impossibile per totale assenza di dati.

Per un ATEM di medie dimensioni, dell’ordine di 100.000 utenti e 1.500 km di rete, si stima che un progetto compatibile con i tempi di gara debba essere definito almeno nelle linee fondamentali nell’arco di 4-5 mesi: di conseguenza, il concorrente deve essere in grado di svolgere le analisi a un ritmo di 10 chilometri di rete per giorno, mantenendo adeguata qualità del prodotto.

Nel caso in cui il distributore partecipi a più gare d’ATEM contemporaneamente, eventualità probabile, o ad ATEM di grande dimensione, i tassi di produttività del progetto tecnico devono essere incrementati con l’utilizzo strutturato di una molteplicità di mezzi informatici (sistemi CAD e GIS, Google Earth, ecc.) che spesso richiedono competenze molto ampie al team di lavoro. In particolare, l’uso intelligente dei database cartografici consente di estrapolare moli enormi di informazioni utili per imputare valori attendibili dei consumi in modo automatizzato nei modelli fluidodinamici, con risparmi di tempo che consentono di aumentare il tasso di produttività del team progettuale anche a 20-25 chilometri/giorno. In conclusione, l’elaborazione dei piani di sviluppo nelle gare d’ATEM appare una vera sfida ingegneristica, cui far fronte con l’impiego esteso di mezzi innovativi anche in campo progettuale e con l’utilizzo di adeguate professionalità specializzate.